In un recente articolo, pubblicato da un Quotidiano locale,
si esprimeva una forte preoccupazione per l’aumento di povertà, anche nella
nostra città. Si adduceva come esempio il fatto che aumenta coloro che, per
rimediare all’aumento delle spese per l’alimentazione, erano costretti a
frugare tra gli scarti del mercato ortofrutticolo locale.
Fatto salvo il fatto che molto probabilmente tra costoro
molti sono persone più che anziane, costrette anche dall’età all’inoperosità,
mi meraviglia che altri, ancora in grado di poter disporre di tempo e di
energia fisica, non aderiscano a offerte di poter disporre in modo dignitoso di
un minimo di autonomia.
L’Associazione “Amici dell’orto comunitario – Auser” da
qualche tempo ha messo a disposizione alcuni piccoli appezzamenti di orto,
chiedendo in cambio la disponibilità a seguire, come assistenti volontari, per
poche ore la settimana gli studenti diversamente abili dell’Istituto Tecnico
Statale di Agraria di via Borgo Palazzo.
Aderendo a quest’attività potrebbero avere uno spazio
personale per coltivare ortaggi, senza doverli cercare tra gli scarti del
mercato ortofrutticolo, e contemporaneamente svolgere una funzione “sociale”
nei confronti di ragazzi che devono affrontare un futuro incerto e, mi auguro,
meno peggiore di quanto il futuro preveda.
Eppure vi sono molti “giovani pensionati”, lavoratori in
cassa integrazione in attesa di un futuro pensionamento, persone che, a parole,
vorrebbero avere un piccolo spazio per coltivare fiori e ortaggi.
Ebbene, l’offerta non ha avuto successo. Poca informazione?
Poca disponibilità al lavoro manuale? Poca sensibilità verso il “sociale”?
Ho fatto un breve riscontro nei “Centri per anziani”:
tavolini occupati da gente che gioca a carte o partecipa alle “tombolate”. La
socializzazione si svolge tra un calice di vino e un’imprecazione sulla cattiva
sorte.
Questo il desolante panorama dei “bisognosi”.Gallicus
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